BEETHOVEN, L’ECCESSO E IL SUBLIME

RACCONTO CONCERTO

Alla VII edizione del Festival della Bellezza, Alessandro Baricco ha omaggiato il grande compositore tedesco Ludwig van Beethoven nei 250 anni dalla nascita. Il romanziere, narratore teatrale, saggista torinese ha parlato di musica classica accompagnato dalla straordinaria pianista Gloria Campaner e dai giovani musicisti della Orchestra da Camera Canova diretta da Enrico Saverio Pagano. 

Una lezione concerto applauditissima, tesa a ricordare Beethoven attraverso un approccio collettivo, divulgativo e allegro per coinvolgere gli spettatori in un viaggio. Una narrazione intervallata da movimenti musicali dedicati in prevalenza al compositore tedesco, vissuto a cavallo tra illuminismo e romanticismo, ma anche ai suoi predecessori e successori come Mozart e Bach, Schubert e Chopin. E quale miglior contesto storico e di grande suggestione è stato quello dell’Arena Agorà per apprezzare meglio il mito beethoveniano e conoscerne l’uomo grazie al racconto di un relatore d’eccezione.

L’ANALISI MUSICALE

L’idea base di condividere con il pubblico questo tipo di analisi musicale è stata molto interessante per gli appassionati di classica seppur, come me, non così profondi conoscitori. Raccontare un musicista, “il musicista” divenuto personaggio leggendario per storia e personalità.

– Ovviamente non ha usato termini tecnici. La gente non avrebbe capito la differenza tra forma bitematica, tripartita, forma sonata, forma sonata per orchestra, sinfonia, primo tema, secondo tema, sviluppo, ripresa del tema principale… sento commentare alle mie spalle da una addetta ai lavori, probabilmente musicista o insegnante.

Baricco ha voluto fondamentalmente analizzare il primo movimento della V sinfonia di Beethoven, analizzando lo sviluppo della cellula principale del primo tema, soffermandosi meno sul secondo, e spiegando che l’elemento ritmico lì è molto forte, che partendo da quella piccolissima cellula di poche note è nato un movimento, il primo, di una sinfonia ineguagliabile.

La prestigiosa voce narrante ha raccontato del periodo storico in cui Beethoven sviluppò enormemente la tecnica compositiva ed espresse per primo l’essere artista nella propria opera musicale, certamente stimolato dal cambiamento di prospettive rispetto alla precedente epoca illuminista. L’artista che supera l’ormai superato concetto di artigiano. 

– Ė stato supponente, – origlio ancora altri commenti mentre infilo il mio cuscino salva vita nel sacchetto della spesa (no Covid, no seggiolino) – non ha detto una verità assoluta. Baricco doveva affiancarsi a un musicologo o a un musicista compositore per trattare più propriamente di analisi musicale. Poi non ha parlato della vita di Beethoven in stretta relazione con la sua opera. Lo aveva pur detto che la vita di Beethoven è stata lunga e interessante, no? Se l’è cavata dicendo che ha composto “Per Elisa”, “La Quinta”, “La Ottava”, “La Patetica”, “Al Chiaro di Luna” e che è diventato sordo. E poi anche il discorso di far sembrare l’opera degli artisti precedenti privi di alcune cose che invece Beethoven ha poi manifestato nella sua opera… è stato molto azzardato. Difficile comparare periodi storici diversi. Ė vero che prima di lui non c’era il concetto di artista, ma di artigiano e si componeva su commissione per essere pagati da qualcuno e al servizio di qualcosa ed è vero che con il romanticismo il musicista diventa più libero, ma è anche vero che il musicista diventa spesso più povero. Pensiamo a Chopin che è morto nella miseria, anche se ha dovuto comporre delle opere per sopravvivere. 

L’INCIPIT DELLA QUINTA SINFONIA 

Tuttavia, ecco risuonare ancora in me l’Allegro con Brio della Sinfonia n. 5 opera 67. Una, due, tre, quattro, cinque, le innumerevoli volte riproposte poco prima dagli orchestrali. L’incipit del primo movimento della quinta sinfonia in do minore, da molti critici considerato il più famoso inizio sinfonico mai stato scritto. Utilizzato nella musica pop, in molti film e perfino dalle trasmissioni in italiano della famosa Radio Londra durante la Seconda guerra mondiale (nell’alfabeto Morse tre punti e una linea formano l’iniziale V di Victory, 4 battute in codice come le 4 note di Beethoven).

E poi mi ha infastidita l’interruzione continua del maestro e dei musicisti per soddisfare la funzionalità di questo tipo di analisi dal vivo. Avrebbe potuto farlo con una registrazione e lasciare più spazio all’orchestra e alla magica Campaner. E la scelta del repertorio è stata un po’scontata. Baricco bravissimo, ma sorprendici alla fine con la performance di un movimento completo di una sinfonia meno conosciuta, no? Qualcosa che faccia capire che quello spiegato sulla Quinta ce lo spieghi pure su un altro brano. E invece ha insistito decine di volte sullo stesso pezzo. – continua il martellio fuori onda.

L’incipit della “Quinta” dove il vigore degli strumenti fa prevalere il ritmo alla melodia. Potenza pura, applausi infiniti. Sì, il ritmo più forte della melodia grazie a una piccola cellula di 4 note: la firma di Ludvigh van Beethoven. 

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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