COME SI TROVANO LE IDEE? Parte seconda
Da sogno a realtà, tra realtà e finzione, la teoria dell’avversario
Nei Sentieri dei nidi di ragno di Italo Calvino, l’autore fa qualcosa di ancora diverso dai precedenti esempi. Calvino torna dalla guerra partigiana, ma è più giovane degli altri scrittori della resistenza e meno politicizzato. Queste due cose lo fanno sentire inferiore agli altri. Allora trasforma la sua esperienza in qualcosa di espressionista.
Come è difficile raccontare un sogno perché nel momento del racconto il sogno sparisce con la nostra razionalizzazione, così è difficile essere i più fedeli possibile a un nostro fatto autobiografico. Succederà che la nostra memoria crea delle priorità, delle strutture, modificando la realtà poiché la realtà così com’è non è una storia. La storia va creata.
Questo processo di modifica e di evoluzione da “sogno” a realtà modificherà la memoria. Quindi ricordiamo ciò che diceva Calvino sulla ferita e l’esperienza: che le ferite e l’esperienza sono materiale autobiografico o biografico fecondo da cui trarre spunto.
Un altro modo di raccontare la realtà, il processo di creazione tra realtà e finzione, ce lo dà Leonardo Sciascia con L’antimonio. Un racconto bellissimo sulla guerra civile fascista in Spagna che mostra uno step ancora diverso rispetto a tutti gli altri: prendo una storia realmente accaduta nella Storia con la S maiuscola, che però non ho vissuto, la studio (magari parlando con gente che l’ha vissuta e sui libri che ne parlino) e la scrivo in prima persona. In prima persona pescando anche dentro di me e pensando cosa farei io se fossi un minatore siciliano che va a combattere la guerra civile spagnola in veste di fascista, anche se non so ancora perché lo sono?
Emmanuel Carrer in L’avversario (anno 2000) è un esempio di processo ancora diverso. Da una storia di cronaca nera vorrebbe scriverne ispirandosi a Sangue Freddo di Truman Capote. Non sa se raccontare in prima persona o in terza, ma vuole essere narratore esterno senza entrare nella storia. Tuttavia, la scelta di raccontare questa storia in prima persona lo salva. Carrer ha la teoria dell’avversario. Cioè il male sta dentro le persone, dentro al mondo. È questo che ha fatto ammalare e trasformare Roman in assassino.
In prima persona (io narrante) Emmanuel Carrer racconta la sua storia personale (no invenzione). Storia autobiografica e di indagine dentro la vita di Roman. Parlando sia del contatto con l’avversario (Roman, cioè colui che ha commesso il crimine) sia del contatto con quello che gli succede nella vita reale. In più (invenzione) entra nella testa di altre persone amiche o conoscenti di Roman che Carrer non ha mai conosciuto, cercando di capire cosa hanno pensato, parlato o fatto. Questo era poi quello che in carcere Roman gli aveva chiesto: perché ho commesso questi crimini?