Enzo

1° Parte

Di rado gli capitava di viaggiare durante il giorno e i colori del mare, assaporati durante il volo, rimasero stampati a lungo nei suoi occhi. L’acqua era verde bottiglia, tanto verde che il suo specchio lucente si prendeva gioco di lui, affascinandolo con il suo vello appena increspato, solcato da alcune barchette sparpagliate. La fantasia galoppò più veloce. Laggiù parevano spingersi immense e mostruose seppie, il movimento rapido dei loro dieci tentacoli spumeggiava il mare lasciando lunghe corsie bianche. Il sole impomatava a festa il golfo di Roma e lo faceva brillante, complice nel riflettere giochi d’ombra fra sé e il suo naturale specchio di luce.

2° Parte

Il suo lavoro lo sballottava in continuazione tra i cieli di mezzo mondo o gli solcava gli occhi con innumerevoli strade, autostrade e stretti viottoli di paese. Giunse a destinazione nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per godersi la meritata cena.
Il cognac scendeva nella gola rilasciando aromi persistenti e inarrestabili, capaci di rievocare una pace a lungo inseguita, finalmente intravista attraverso le generose vetrate della Brasserie La Fayette. Le strade parallele erano illuminate da luci e colori cittadini. Tratti scintillanti protesi a esaltare i disegni del legno consunto, nella trionfante decadenza bohémien del locale.
Pâté de foie gras, escargots, soupe à l’oignon, confit de canard, mousse au chocolat, una bottiglia di Côte du Rhône Rouge e per finire quel buon cognac. Enzo non si era fatto mancare nulla. Uccisa la sua solitudine con la solitudine di quella cena, si apprestò a rientrare in albergo, dopo aver dissanguato il portamonete.
– Au revoir monsieur – gli disse il cameriere con un inchino.

3° Parte

– Au revoir – rispose Enzo sorridendo con discrezione, temendo che qualche piccolo residuo di cibo potesse spuntare fra qualche suo dente.
L’Hotel, nei pressi di Rue de Rivoli, era ora introvabile. Per l’immensità di Parigi, che a volte disorienta anche il più abile dei Vasco de Gama, o per il Côte du Rhône che lo aveva preparato a quel cognac malandrino. Il lavoro di mercante d’arte portava Enzo a viaggiare di frequente, eppure nella sua valigia c’era sempre posto per l’angelo custode, che si adattava anche in formato trasferta per non abbandonarlo mai, spesso infilandosi a sua insaputa tra le pieghe delle camicie.
– Finalmente ho trovato il coraggio di dirti quello che pensavo, perché tu non permetti a nessuno di farti delle osservazioni. Tu hai dei problemi relazionali. Sei un anaffettivo! Aspettavo che finissi di scolarti la bottiglia per dirtelo.
– Bibe frater, bevi e trangugia anche questo… ma forse era meglio il mio cognac.
Così parlando a voce alta, nell’incrociare una chiassosa scolaresca italiana in gita di fine d’anno, Enzo si inabissò nel locale dove aveva appuntamento con Titty.

4° Parte

Un portoncino di metallo scuro si aprì a fatica sotto la spinta impressa sulla maniglia a forma di cuore. 2 plus 2: il nome mi fece sorridere e ciò permise di nascondere parte dell’emozione che già mi rendeva ansioso. Entrammo. Ci accolse il titolare del locale. Con un bel sorriso prese i nostri giacconi e ci invitò a farci avanti.
– Di sopra già si stanno scambiando delle coccole.
Ritirammo la fiche del guardaroba e ci accomodammo al bar. Titty era più bella che mai. Una cascata di capelli mossi e rossi, acconciati per tempo, non passarono inosservati agli avventori del pianterreno. Ordinammo due armagnac, chiacchierando a voce bassa, mentre quelli ci osservavano con insistenza.
– Sei nervoso?
– Un tantino, dai. Mi sembra normale. Tu?
– Sai che ci sono già stata, ma stasera c’è poco. Qui sotto non balla nessuno, c’è solo la barista e quei due.
– Oui. Hanno l’aria di essere amici del padrone.
– Oui chéri. Quella signora con i due carlini è un programma.
Il locale si tingeva di un rosso porpora e di un color rame a intermittenza. Erano le luci della balera, […]. L’armagnac, forse di scarsa qualità, bruciò a lungo nel mio stomaco e in quella notte di teatro faticai a prender sonno e a far calare il sipario.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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