IL DOCUFILM SU MILO MANARA INCANTA SCRIVERE PER AMORE
La XXX edizione del Premio Letterario Internazionale SCRIVERE PER AMORE ha dedicato uno dei suoi momenti più intensi ed emozionanti al docufilm su Milo Manara, maestro indiscusso dell’eros disegnato e figura iconica della cultura visiva italiana. L’opera, accolta da un pubblico veronese visibilmente partecipe, ripercorre la vita e la carriera dell’artista concittadino, restituendo non solo la storia di un grande illustratore, ma anche quella di un uomo che ha trasformato il corpo, il desiderio e la libertà in linguaggio universale.
Attraverso interviste inedite, immagini d’archivio e sequenze animate costruite a partire dai suoi stessi disegni, il docufilm racconta l’evoluzione di Manara: dagli esordi nelle riviste degli anni Settanta, al successo internazionale, fino alle celebri collaborazioni con Federico Fellini e altri protagonisti del cinema e della letteratura europea. Ne emerge un ritratto intimo, delicato e sorprendentemente moderno: Manara non come semplice illustratore erotico, ma come narratore dell’immaginazione, capace di far convivere sensualità, ironia e poesia in un’unica linea di inchiostro.

Il pubblico ha reagito con entusiasmo, applaudendo a più riprese, soprattutto nei momenti in cui il film mette a nudo il dialogo tra l’artista e il suo tempo: la rivoluzione dei costumi, le battaglie culturali sulla libertà di espressione, il rapporto tra erotismo e arte. Particolarmente toccanti le testimonianze di colleghi e amici, che descrivono Manara come un creatore instancabile, dotato di uno sguardo insieme curioso e profondamente umano.
La proiezione si è conclusa in presenza dell’autore, con un dibattito vivace, un lungo applauso e con la sensazione collettiva di aver assistito non solo a un omaggio, ma a un vero atto d’amore verso un autore che continua a ispirare generazioni di artisti. Il docufilm si è candidato già a essere uno dei momenti più significativi del festival, confermando ancora una volta quanto l’arte di Milo Manara sia capace di oltrepassare i confini del fumetto per diventare emozione pura.
All’82ª Mostra del Cinema di Venezia “Manara”, di Valentina Zanella, era già stato presentato in occasione del 80° compleanno del “Fumettaro”.
Il film – prodotto da K+ con il contributo della Regione Veneto e il sostegno della Veneto Film Commission – mira a offrire un ritratto compiuto del personaggio: la sua infanzia, gli esordi, le passioni, i sodalizi artistici con figure mitiche come Hugo Pratt e il già citato Federico Fellini, ma anche il suo rapporto con l’erotismo come linguaggio politico.
La regista Zanella coinvolge nel documentario volti di grande rilievo: fumettisti come Frank Miller, compositori come Nicola Piovani, il giornalista Vincenzo Mollica, lo scrittore Valeria Parrella, il musicista Paolo Conte, l’artista David Riondino, oltre a familiari come Luisa Manara.
Un solo appunto personale, che riguarda dove il ritratto vacilla nonostante l’impegno?
Il docufilm appare a tratti troppo riverente. La narrazione sembra spesso inchinarsi al mito del maestro, senza scavare in modo approfondito nelle contraddizioni che hanno segnato la carriera di Manara. Ad esempio, quando si evocano le sue relazioni con l’universo femminile – centrale nella sua arte erotica – il film tende a restare su un piano estetico e celebrativo, piuttosto che interrogarsi seriamente sul significato socioculturale del suo lavoro nel contesto della libertà di espressione, della rappresentazione del corpo o del femminismo.

Inoltre, sebbene vengano presentate le parole di colleghi e amici — da Mollica a Piovani — manca un vero contraddittorio: non ci sono voci esterne che mettano in discussione il suo contributo all’immaginario erotico o che analizzino criticamente il suo impatto sulle generazioni di disegnatori e lettori. Questo fa sì che il documentario, pur ricco di testimonianze, abbia la sensazione di essere un tributo più che un’indagine.
Nonostante queste lacune, Manara resta un’opera significativa: offre immagini di archivio, interviste autentiche e un punto di vista privilegiato sull’uomo e sull’artista. Può funzionare come porta d’ingresso per chi non conosce il fumettista, ma per chi si aspetta una riflessione profonda — sul potere dell’erotismo, sulla censura o sul rapporto tra disegno e libertà — potrebbe risultare parzialmente soddisfacente.
In definitiva, il documentario di Zanella è un omaggio ben confezionato, ma non del tutto coraggioso. Resta il sospetto che, celebrando l’icona, abbia perso l’occasione di mettere sotto una lente più affilata le ambiguità di un artista il cui lavoro ha sempre oscillato tra bellezza e provocazione.