IL MIO RACCONTO DI UNA SERATA INDIMENTICABILE
La serata di venerdì scorso, all’Arena di Verona, è stata davvero speciale e non solo per la magia dell’opera che si è appena inaugurata. Prima dello spettacolo, ho avuto il piacere di partecipare, assieme alla compagna di vita Francesca, a un cocktail offerto dall’associazione Confindustria, un momento di scintillante convivialità che ha reso ancora più glamour e memorabile questa prima serata della 102ª edizione del Festival dell’Opera in Arena.
L’atmosfera era già elettrica dalle 19, quando, in diretta su Telearena, su L’Arena.it e sui social, tutti hanno potuto vivere un’anteprima ricca di ospiti, collegamenti da Gran Guardia, piazza Bra e dalla stessa platea. Un vero e proprio spettacolo nello spettacolo, che ha dato il via a una stagione che si preannuncia ricca di successi.
Il grande protagonista è stato il «Nabucco» di Giuseppe Verdi, un nuovo allestimento firmato da un visionario e abilissimo regista. La sua interpretazione ha trasformato l’anfiteatro veronese in un crocevia tra passato e futuro, tra simboli universali e tecnologia spettacolare. L’opera, con scenografie immersive e effetti visivi sorprendenti, ha catturato il pubblico fin dal primo atto con ovazioni durate a lungo.
L’evento ha visto la partecipazione di alcuni ministri. Al cocktail e poi nell’anfiteatro ho personalmente osservato Alessandro Giuli, Adolfo Urso, Luca Ciriani e il presidente della Camera Lorenzo Fontana (anche la ministra Eugenia Maria Roccella e Angela Merkel non mi hanno salutato, non so perché). Tra assaggi e bicchieri ho incrociato anche gli ultimi tre sindaci di Verona: l’attuale Damiano Tommasi impeccabilmente in gran forma nel suo smoking “bondiano”, il suo predecessore Federico Sboarina e l’indimenticabile Flavio Tosi, salutato invero con piacere. Tutti presenti per questa prima.
Insomma, ospiti illustri, melomani da ogni parte del mondo e volti noti dello spettacolo, tra cui personalità del mondo della scrittura e del cinema come l’attore e regista Sergio Castellitto, accompagnato dalla consorte e famosa scrittrice Margaret Mazzantini o i presentatori della serata, i notissimi Alessandro Preziosi e Cristiana Capotondi. È stato emozionante condividere la notturna con tanti appassionati e rappresentanti delle istituzioni e della cultura.
Ma la vera protagonista è stata la lirica stessa. La versione di Stefano Poda del «Nabucco» ha portato in scena un racconto potente, quasi un rito collettivo. La regia ha rivoluzionato il modo di vivere l’opera, con scenografie che scolpiscono l’aria, effetti visivi che sembrano usciti da un film di fantascienza e coreografie di grande forza espressiva. Due grandi sfere rotanti, simboli delle forze opposte che agitano l’umanità, si muovono in un perpetuo gioco di attrazione e repulsione, mentre al centro domina una clessidra monumentale, simbolo del tempo che tutto consuma.
Per Poda il messaggio centrale è che senza spiritualità, la tecnologia può portare al baratro. E questa tensione tra modernità e memoria, tra autodistruzione e rinascita, si percepisce forte in ogni scena, anche attraverso simboli. Simboli come l’inquietante fungo atomico proposto al pubblico, che nell’ammirare riflette, pensando alla difficile epoca in cui viviamo.
Sotto la bacchetta del maestro Pinchas Steinberg, tornato a Verona dopo 25 anni, il Coro della Fondazione Arena ha regalato due momenti di pura emozione. L’esordio solenne con l’inno italiano e poi il «Va’ pensiero», che ha sospeso il tempo e commosso tutti noi. La musica, in questa nuova veste, diventa azione, gesto e visione: un vero e proprio spettacolo nel cuore dello spettacolo con in scena oltre 400 artisti tra cantanti, coro, danzatori e schermitori.