Intervista a Paolo Biscuola: Il business writing

CZ

Dottor Biscuola, parliamo di business writing. Quali sono gli errori ricorrenti negli scritti che ricevi in qualità di Senior Consultant?

PB

Per risponderti a dovere, voglio essere molto schematico.
Provo a fare un elenco.

Nelle e-mail:

  • Uso scorretto, quando non assente, della punteggiatura
  • Eccesso di sintesi
  • Incapacità di fare sintesi
  • Riferimenti a passi di e-mail precedenti non evidenziati, ma sottintesi
  • Difficoltà nel prevedere una lista di distribuzione correlata allo scopo
  • Ignoranza del mittente nell’uso corretto di: “A” “Cc” e “Ccn” 
  • Ignoranza del destinatario verso gli obblighi derivati dall’essere in: “A” “Cc” e “Ccn” 
  • Uso di “Inoltra” senza l’aggiunta di alcun commentoNelle presentazioni:
  • Confondere la presentazione con un romanzo (o addirittura un Audio Libro): o mi fai leggere o mi fai ascoltare, non leggere per me, lo so fare da solo
  • Uso insensato di terminologie anglosassoni (sono poche quelle insostituibili)
  • Uso “ad minchiam” di locuzioni latine
  • Uso di immagini standard scaricate dalla rete (se non hai immagini “vere”, non usare le immagini!)
  • Animazioni e suoni non utili allo scopoNel materiale commerciale:
  • Errori di testo
  • Fotografie datate
  • Immagini “economiche” o peggio evidentemente fatte in casa
  • Linguaggio tecnico empaticamente raggelante

Da parte delle agenzie di comunicazione:
Più che di errori trattasi di prassi ma, sinceramente, trovo sempre più insopportabile dovermi sorbire profluvi di parole astruse tese solo a giustificare scelte soggettive, legate ai gusti personali del grafico, del Copy o del Direttore Creativo, a dispetto della mancanza di analisi e di progettualità.

Concludo, perché sono già incappato in almeno la metà degli errori che ho enfatizzato:
ciò che più balza all’occhio, al mio occhio, è che la maggioranza degli scritti che ricevo siano il frutto di un’evidente mancanza di ascolto, immedesimazione, comprensione di ciò che li ha generati. Sempre più autoreferenzialità. Le persone sul lavoro stanno smettendo di condividere per uno scopo “sociale”, comunicano per tutelare la propria posizione e sempre meno per raggiungere lo scopo professionale/aziendale.

Scusa se mi sono fatto prendere la mano, mi conosci e l’hai fatto apposta, sapevi che mi si sarebbe “chiusa la vena”.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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