cz Siamo qui con il professor Piperno cui volevo chiedere una cosa: oggigiorno in Italia, sappiamo, vengono pubblicati tantissimi libri e sappiamo anche che il 70% di questi libri che vengono editati poi non vengono nemmeno letti. Quello che volevo chiedere al professore era: quali sono le differenze tra scrivere e leggere oggi in Italia nel nostro panorama
AP Guardi, non so parlare in termini, diciamo, generali. Posso parlare della mia esperienza e le dico che tanto sin dal principio, cioè da quando leggo, ero poco più che adolescente anzi poco meno che adolescente, ho sempre avuto la sensazione che la lettura fosse per me una esigenza che aveva a che fare con il piacere, con l’edonismo, con la sensualità, con la ricerca della felicità tanto la scrittura, soprattutto da quando poi è diventata una cosa professionale, è diventata invece un tormento. Cionondimeno devo dire che la scrittura può, soprattutto certe volte, può regalare delle felicità, delle sensazioni che chi non lo fa non conoscerà mai. E ho anche la sensazione, allo stesso tempo, che tanto più si riesce a farlo svincolati da un contesto editoriale, per questo non è così grave che il 70% non vengano letti alla fine, tanto può dare delle sorprese in una sorta di autoaffermazione, autoterapia.
cz A volte è proprio una esperienza autobiografica.
AP È una esperienza in cui uno entra in contatto con la propria interiorità e anche, cosa meno bella devo dire anche appunto per uno scrittore professionista, entri soprattutto in contatto con la tua mediocrità cioè con le infinite cose che non sai fare. Cioè sbagli, sbagli, sbagli e ogni tanto azzecchi.
cz L’importante è non voler per forza pubblicare, penso. Perché allora diventa una forzata, voluta affermazione di sé.
AP Non esageriamo. Io capisco, e lo capisco sulla mia pelle, il desiderio di affermazione che chiunque faccia una professione vuole avere. Quello che dico è che: almeno io ho imparato a tenere a bada quel pensiero mentre scrivo, ecco… mettiamola così.
cz Certo. E poi le volevo chiedere, professore, immagino che lei riceverà ogni giorno decine e decine di scritti dei più vari tipi. Da quelli molto sintetici dei Messenger e dei WhatsApp a relazioni, scritti accademici, e-mail. Trova che ci sono degli errori ricorrenti in cui incappano un po’ i nostri interlocutori quando ci scrivono?
AP Diciamo questo. Innanzitutto io ho anche l’esperienza, appunto, dell’insegnamento all’Università e quindi ho a che fare con le tesi e poi, avendo appunto un ruolo pubblico sempre all’Università può capitare che un mio studente mi sottoponga i suoi scritti narrativi, creativi. Diciamo che la cosa in cui credo molto è l’eleganza e molto spesso l’eleganza sta in due concetti. Una è la sottrazione, cioè togliere il più possibile, provare a essere ironici e succinti. Veloci. L’altra cosa per me assolutamente fondamentale è quella di schivare in tutti i modi i cliché. Non i luoghi comuni. E invece hai la sensazione che quando la gente scrive non tiene conto del fatto che la prima cosa che ti viene in mente di solito è quella sbagliata e che per arrivare a uno standard decente devi fare un piccolo itinerario. Ma anche scrivendo una e-mail, insomma non solo scrivendo un romanzo.
cz Quindi un atteggiarsi che invece di avvicinare, allontana quasi il lettore.
AP Sì e soprattutto se tu dici… che ne so… stai parlando del cielo e dici che il cielo è di un azzurro intenso è la prima cosa che ti viene in mente. Perché azzurro e intenso vanno bene assieme. Tendenzialmente quella è la scelta sbagliata.
cz Grazie professor Piperno
AP Prego, grazie a lei.
Intervista ad Alessandro Piperno: L’eleganza dello scrivere
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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto
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