MIO SIGNORE
di Barbara Alberti
Analisi del testo con spoiler
“L’autrice scrive partendo da La Madre Santa di Leopold von Sacher-Masoch, che ha dato nome a una perversione sessuale. I dialoghi sono nel dialetto della Fratta, fatto per il paradosso, in una lingua che grida e canta come tutti i dialetti italiani” (dalla prefazione del libro).
La scrittrice Barbara Alberti seduce la giuria del Premio Internazionale Scrivere per Amore e vince con il suo ultimo irriverente e gustoso romanzo Mio Signore (Marsilio Editori, 2020, 166 pagine).
L’analisi del testo qui proposta è in tre atti, secondo lo schema classico suggerito da Christopher Vogler nel suo Il viaggio dell’eroe (The Hero’s Journey).
PRIMO ATTO
Maria fa la sguattera in un bar. La eroina e protagonista non ha famiglia, non ha amici, non ha un soldo. Le hanno insegnato a ricamare e lavare piatti. Ma suor Semplicina le ha anche insegnato l’italiano, leggendole le Sacre Scritture come fossero romanzi. E a Gesù, Maria si è votata in segreto offrendogli le ingiustizie subite e giurandogli di respingere chiunque la volesse sposare, perché più erano amari gli oltraggi più era sicura che loro due avrebbero passato insieme l’eternità (Fatal Flow/difetto fatale Maria).
Andrea è un attempato giovanotto. L’antieroe fa il garzone in una lavanderia. Andrea è “senza onore, ex tossico, con le caviglie gonfie e una faccia non simpatica” tartaglia ed è schiavo delle proprie insicurezze.
Maria ravvisa Dio in Andrea e gli dice: “Signore, vi ho riconosciuto.”, invitandolo a casa (sfida). Invito accettato (incidente scatenante e fine del mondo ordinario). Andrea è un uomo meschino, accetta la proposta aspettandosi in cambio qualche gioco erotico per riderne poi col cognato.
SECONDO ATTO
Maria vede in Andrea la seconda discesa del Signore sulla terra. Gli lava i piedi, lo veste di camicie candide, lo adora in ginocchio facendolo salire su un banchetto, gli prepara cose buone da mangiare. Maria apprezza le bassezze di Andrea che le racconta o che lei osserva servendo lui e gli altri avventori del bar dove lavora alle dipendenze della becera Maddalena padrona del Picnic. Maria gli dice: “Date dei punti al superbo ragazzo di Galilea: Voi siete miserabile fino in fondo. Quanto dovrò soffrire per riscattare il vostro sacrificio?”.
Andrea dubita di essere Dio e mira al sesso più spiccio, ma l’assurda fede di Maria lo seduce. Sul filo del desiderio, i riti di culto segreti diventano un gioco erotico crudele con obbligo di castità bruciante.
Molte le forze del male che costringono i due alla fuga dal paesino umbro di Fratta. Grazie all’aiuto del mentore e benefattore Alvaro, Maria e Andrea sembrano trovare pace in una città vicina con l’idea, inconfessabile per Maria, di matrimonio. Tuttavia, la procace e volgare Maddalena riesce a beffare Maria dispiegando come Satana le lusinghe più sinuose per strappargli Andrea (Fatal Flaw/difetto fatale Andrea). La prova centrale più importante vede la grande sofferenza di Maria per l’abbandono del Suo Signore e le sue gesta di immensa bontà verso i più derelitti. Trascorso un periodo tumultuoso con Maddalena, Andrea si pente delle scelte fatte e fugge per tornare dall’unica persona che sente lo abbia davvero amato. La ricompensa terrena non arriva in tempo per Maria. Lasciatasi morire (fallimento della prova) in attesa del Suo Signore, al capezzale solamente il nobile amico Gabriele che le tenta tutte per farla mangiare, Andrea giunge in ritardo e solo per assisterne al funerale.
TERZO ATTO
Le vie del Signore sono infinite, come pure il finale simbolico-fantastico di questo romanzo. Andrea si leva in volo assieme a Gabriele, “Ascensione in un novembre piovoso”, per raggiungere Maria nella ricostituzione di un nuovo mondo ordinario celeste.