Antonio Megalizzi: giornalista o eroe?

Antonio Megalizzi. Digito il suo nome su Internet per chiarirmi le idee, in mezzo a messaggi pubblicitari irriverenti che già si associano alla sua foto cozzando sui miei sentimenti. Internet è una fogna, ma anche sui giornali, alla televisione per giorni le notizie si sono succedute frammentarie, contrastanti a tratti. Che cosa importa se di origini calabresi come sostiene qualcuno in tv o trentine come leggo sui giornali, mi domando. Rispondo: però almeno siamo chiari sulla persona e il suo cognome, talvolta Micalizzi, per rispetto di chi ha lasciato tutto, costretto dall’odio di un proiettile vagante tra i colori di un mercatino natalizio.

Forse l’ho anche intravisto in qualche aula dell’Università di Verona, io attempato studente per scommessa lui per costruire un futuro che già non intravedeva più perché più nitido del mio. “Che bel ragazzo, che bel ragazzo. Un sorriso così giovane e coinvolgente. Non è giusto”, continuo a ripetere una frase che credo accomuni tutti, ma che sospetto banalizzi la tragicità della sua morte. Europeista, si dice, innamorato dell’Europa e della vita, si ripete, questo giornalista radiofonico. Certamente vero, ma ora non creiamo un caso che lo faccia conoscere alle cronache come giovane eroe che incontra la fine nello svolgimento del suo dovere. Manca poco e strumentalizzare non costa nulla.

Parliamo della sua ricerca di una dimensione superiore che andava delineando a Strasburgo, lontano dai cari. Parliamo dei suoi sogni di smarcarsi dal piattume di una vita impostata, magari da giovane dipendente prefabbricato che tira a fine mese o peggio sperpera denari altrui concedendosi l’anestesia di un momento coi soldi dei genitori, o si piange addosso abbandonandosi a depressioni contagiose. Antonio Megalizzi era invece un giovane come i tanti che vedo tra i tavoli delle sale studio della sua Università, impegnati fino a tardi a costruire il loro sogno. E così lo immagino, e forse ne ho incrociato lo sguardo che rivedo nei suoi più giovani successori a quei tavoli, con lo studio quale unico strumento di emancipazione dal controllo mentale del maligno che si annida in esseri farneticanti di altri mondi, a ogni latitudine, eppure vicinissimi a noi.

Chi rimane si dà pace, buona pace non ce ne può essere senza esempi che richiamino alla vita e ai suoi progetti: Antonio spumeggiava in entrambe le cose. Nessuno ha diritto di strappare desideri invocando cause condivisibili solo dalla follia di chi, non pensandola allo stesso modo, batte i lati più oscuri in cerca di menti fragili nei più disparati terreni di caccia.

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Comments

  • Michele Deanesi

    Dicembre 22, 2018 at 5:28 pm
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    Ottima riflessione. Complimenti Cristiano.

  • ANDREA PAVANATI

    Dicembre 22, 2018 at 11:11 am
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    Parole profonde che condivido appieno!! Bravo Cristiano! Dov’era lo Stato il giorno dei funerali?

  • Andrea

    Dicembre 22, 2018 at 7:59 am
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    Complimenti per lo stile , sarebbe interesante leggere di più . Conosco l’autore come Businessman, quello dello scrittore è una nuova veste che però porta […] Read MoreComplimenti per lo stile , sarebbe interesante leggere di più . Conosco l’autore come Businessman, quello dello scrittore è una nuova veste che però porta con assoluta disinvoltura . Un dualismo dell’anima interessante :) Cristiano ti leggeremo con attenzione , Grazie Read Less

  • Nictè L.

    Dicembre 22, 2018 at 5:37 am
    Reply

    Vivere senza leggere è non saper vivere! Complimenti, sei un bravo scrittore.

  • Paolo Biscuola

    Dicembre 21, 2018 at 2:18 pm
    Reply

    Siccome lo sceneggiatore è di livello inarrivabile, nel giorno del saluto ad Antonio, ha deciso di "abbinarlo" ad un fantastico compagno di viaggio. Le poche […] Read MoreSiccome lo sceneggiatore è di livello inarrivabile, nel giorno del saluto ad Antonio, ha deciso di "abbinarlo" ad un fantastico compagno di viaggio. Le poche righe spese nella giovane rampa di carriera affiancate ai fiumi di inchiostro di Pinketts. Cosa darei per sentire le loro chiacchiere all'imbarco del Volo e poi la loro dialettica quando si avvicinano all'atterraggio. Due anime lontane abbinate nel salto finale. Due vite opposte e due fini distanti ma un unico indissolubile Amore per la Parola e per la sua forza ditirambica. Ciao Antonio che forse sei un eroe o forse no! ciao Andrea che di certo non lo saresti mai voluto diventare.... Read Less

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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