COMUNICAZIONE IN GUERRA

EPIFANIE, PROPAGANDA, FORMAT, CULTURA

E come EPIFANIE

Putin, il mio errore più grande” disse l’ex Presidente russo Boris Eltsin, ammettendo la sua grave sottovalutazione nel passaggio di consegne che portò all’ascesa irresistibile di quel presunto incolore funzionario capace invece di cambiare il volto della Russia. Fu segnata così la prematura morte di una democrazia appena ritrovata dopo settant’anni di comunismo e di relativo subdolo stato ipnotico. 

Il Presidente ucraino Zelensky è un russofono di origine ebraica che alle elezioni ha battuto la linea nazionalista e antirussa di Poroshenko ed è stato apertamente osteggiato dall’estrema destra ucraina, con il battaglione AZOV su tutti, nonché più volte minacciato di un colpo di stato in caso di cedimento alle richieste russe e al contempo invitato dai Paesi del G7 a intervenire per rimettere sotto controllo le formazioni paramilitari dislocate ai confini russi.

P come PROPAGANDA

La propaganda russa approfitta dei risvolti estremisti, seppur gravi e fin troppo accondiscesi nel passato e in parte nel presente, di una piccola frangia di popolazione situata in una ridotta parte del Paese per presentarsi come liberatore dai nazisti dell’intera Ucraina. Quella che Putin ama chiamare “Denazificazione” appare ai più una banale scusa, probabile tassello di un progetto molto più ambizioso e strutturato. 

F come FORMAT

Mai come stavolta la televisione ha finito per diventare appendice per la continuazione della guerra sugli schermi. Dal giorno dell’invasione russa in Ucraina si sono susseguite immagini di una potenza evocativa mai sprigionata prima. Sembra inverosimile vedere nel 2022 il presidente di un Paese europeo assediato e portavoce di guerra da un bunker preparato ad hoc come fosse un set televisivo. Tra realtà e posa, con i giornalisti nei crateri. 

C come CULTURA

Dopo il fallimento dell’Unione Sovietica, il russo medio è un soggetto disorientato ma ancora ben plasmabile e che l’abile regia di Putin ha riempito di orgoglio dopo anni di umiliazioni. Ė un fatto culturale, indissolubile questo nazionalismo sovranista e assistenzialista del popolo. “Ho una laurea in lingue, ma il macellaio sotto casa è più considerato di me. Non sono forse schiava del vostro sistema che mi impone di pagare la rata del mutuo ogni mese?” dice una mia storica amica russa, pur residente in Spagna da moltissimi anni.

Esistono veementi proteste popolari contro la guerra, la violenza sui dissidenti, l’imposto pensiero unico. Tuttavia, per la maggioranza dei russi, lo testimonia anche un’altra mia giovane conoscente residente a Verona, Vladimir Putin rappresenterebbe una terza via salvifica e redentrice lontana dalla decadenza morale e civile dell’Occidente nonché dalla tragedia del comunismo.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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