ELENA FERRANTE – JOHN STEINBECK

Personaggi a confronto

Mi rendo conto di quanto sia ambizioso azzardare un confronto tra i personaggi di un classico contemporaneo come FURORE (1939), del Premio Nobel per la letteratura John Steinbeck, e quelli del più recente libro L’AMICA GENIALE (2011), romanzo del secolo per il New York Times e primo di una quadrilogia di quattro romanzi di Elena Ferrante, pseudonimo di una autrice la cui vera identità è tutt’ora un mistero.

Una storia, si sa, trova il suo principio essenziale nell’esser degna di essere raccontata e il suo tema cammina proprio attraverso i suoi personaggi. Chi si ricorda della segretaria Miss Blankenship in Mad Men, una serie televisiva statunitense di qualche anno fa? La vecchietta ha dei modi inadeguati rispetto ai propri tempi, gli Anni Cinquanta di una New York lanciata nella comunicazione pubblicitaria. Ma quando muore, Miss Blankeship da macchietta diventa di colpo assai di più. 

Un personaggio deve avere quindi una sua statura, può essere anche abbietto ma avere una forza, essere la persona più abbietta tra le abbiette. Perché il conflitto si muove attraverso le gambe dei nostri personaggi preferiti o detestati. E creare i personaggi è forse la cosa più delicata per un romanzo, perché il lettore si muove tramite loro nel mondo narrativo. Chi legge deve entrare nelle storie soprattutto confidando nei protagonisti descritti, che devono essere reali e credibili oltre ogni ragionevole dubbio. Per questo dobbiamo conoscere bene i soggetti, talmente bene da volerne sapere tutta la biografia, anche se l’autore dovesse scegliere di raccontarci solo una parte di essi. 

Statura e complessità sono le due caratteristiche fondanti che lo scrittore americano e la scrittrice italiana riescono a trasmetterci meravigliosamente, perché tutti i loro personaggi sono credibili, non sono dei “qualunque”, tutti sono in grado di reggere il peso della narrazione con un grande desiderio, una grande motivazione. Soprattutto, tutti i loro personaggi hanno la forza per raggiungere quel desiderio, per assolvere quella motivazione, e talvolta riescono a esserlo persino gli individui più secondari.

Tornando a L’AMICA GENIALE: Lenú e Lila chi delle due è l’amica geniale in questa viscerale amicizia, forse non del tutto bella ma di certo tremendamente umana? Nel loro rapporto simbiotico una si imbellisce mentre l’altra si imbruttisce e se una è felice l’altra è triste. Le due protagoniste ci accompagnano per mano alla scoperta di un mondo nel mondo, di un rione complicato di Napoli degli anni Cinquanta. Un mondo difficile, per certi aspetti morbosamente affascinante, costruito magistralmente su innumerevoli e caratterizzanti personaggi che ce lo mettono a nudo nella miseria e nella nobiltà delle loro scelte personali o nelle costrizioni più tristi e bieche.

E ora FURORE. La famiglia contadina Joad e il loro esodo verso la California, impoveriti e sfrattati dai terreni coltivati in Oklahoma a causa di devastanti tempeste di sabbia e dell’arrivo di macchine agricole moderne. Tom Joad, Ma’ e Pa’ Joad, Casy, Zio John. A partire dalla rappresentazione di questi giganti personaggi e della loro condizione, Steinbeck delinea una spietata valutazione della società dopo la crisi del 1929. Per molta critica letteraria FURORE è forse il più americano dei classici americani, sicuramente è un romanzo di un viaggio epico di sopravvivenza e di lotta dell’uomo contro l’ingiustizia.

Entrambi gli autori hanno uno sguardo acuto, empatico, morale, ma anche attento alle contraddizioni e alle dinamiche dei rapporti socio-economici. Laura Ferrante della Napoli nella faticosa ricostruzione post bellica e John Steinbeck cantore della grande depressione. Nella loro complessità ciascun personaggio porta dietro le incoerenze e le ambiguità di ognuno di noi. Attori lontani dalla stereotipia, con momenti di perfezione e momenti maldestri, con descrizioni anche centellinate durante tutta la narrazione. 

Le due migliori armi usate dagli autori per la descrizione delle varie personalità sono il magistrale uso di scelte e gestualità

Steinbeck e Ferrante riescono a comunicare al lettore la concretezza dell’essere umano tramite la dolcezza o l’aggressività espressa con una carezza, uno schiaffo o un senso dell’onestà mettendosi tra aggressore e vittima vessata. 

I protagonisti si sentono, il loro fiato esce dalla bocca e si condensa negli occhi del lettore, capiamo che proprietà di linguaggio hanno, che tipo di studi o lavoro hanno fatto e a ogni riga cominciamo a intuire come si comporteranno nella scena successiva.

L’abbigliamento, i luoghi dove studiano, vivono, lavorano. L’aspetto fisico, i valori impliciti o espliciti espressione degli insegnamenti parentali o del modo di vedere il mondo secondo le famiglie da cui provengono, cui talvolta c’è un senso profondo di ribellione. 

L’aspetto politico e filosofico è ben tratteggiato, mai invadente. Due capolavori dai personaggi immensi e dalla lettura entusiasmante.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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