Alcuni mesi fa ho assistito alla presentazione del nuovo libro di Donato Carrisi. Alla presenza dell’autore e del suo ufficio stampa, al Galla Caffè di Vicenza.
Francamente non ho letto il precedente volume “Il suggeritore” scritto una decina di anni fa dallo scrittore e regista pugliese e di cui questo romanzo richiama il titolo. Non si tratta di un libro dei miei generi preferiti, ma posso dire che “Il gioco del suggeritore” mi fa ben capire il successo del precedente testo, con oltre tre milioni di copie vendute nel mondo.
Non solo un romanzo inquietante, “Il gioco del suggeritore”, di quelli da non farci dormire la notte, ma anche un’indagine sugli abissi dell’animo umano, un’interessante analisi sociologica dei nostri tempi.
Ecco in sintesi la trama del thriller, riportata all’interno dello stesso testo:
La chiamata al numero della polizia arriva verso sera da una fattoria isolata, a una quindicina di chilometri dalla città. A chiedere aiuto è la voce di una donna, spaventata. Ma sulla zona imperversa un violento temporale, e la prima pattuglia disponibile riesce a giungere soltanto ore dopo. Troppo tardi. Qualcosa di sconvolgente è successo, qualcosa che lascia gli investigatori senza alcuna risposta possibile – soltanto un enigma. C’è un’unica persona in grado di svelare il messaggio celato dentro al male, ma quella persona non è più una poliziotta. Ha lasciato il suo lavoro di cacciatrice di persone scomparse e si è ritirata a vivere un’esistenza isolata in riva a un lago, con la sola compagnia della figlia Alice. Tuttavia, quando viene chiamata direttamente in causa, Mila Vasquez non può sottrarsi. Perché questa indagine la riguarda da vicino. Più di quanto lei stessa creda. Ed è così che comincia a prendere forma un disegno oscuro, fatto di incubi abilmente celati e di sfide continue. Il male cambia nome, cambia aspetto, si nasconde nelle pieghe fra il mondo reale e quello virtuale in cui ormai tutti trascorriamo gran parte della nostra vita, lasciando tracce digitali impossibili da cancellare. È un gioco, ed è soltanto iniziato. Perché lui è sempre un passo avanti.
L’autore è molo abile a creare le situazioni di suspense necessarie per lasciarti incollato alle pagine che sfogli e che non vorresti abbandonare mai per sapere che cosa succede ancora nella successiva facciata. Un consiglio: è preferibile leggerlo alla luce del giorno, per chi come me soffre di insonnia cronica. Tuttavia il senso di angoscia e i vari segnali di allerta mi hanno spinto a prendermi alcuni periodi di pausa. E certamente la quantità di personaggi incontrati, Enigma il più suggestivo, i repentini cambi di scenari o di finali alternativi complicano una lettura frammentata rendendo difficili i vari collegamenti e costringendo a rileggere pagine precedenti per risolvere i dubbi sui tanti intrecci sempre generosi di novità.
La protagonista Mila soffre di alessitimia, in altre parole un analfabetismo emotivo così forte da renderla impermeabile a qualsiasi emozione. Se la mancanza di empatia le è stata utile per sopportare il difficile lavoro di ricerca di persone scomparse, ora diventa un peso insopportabile nel suo essere madre. Una madre spesso sbrigativa e così ruvida da entrare in collisione anche con il lettore. D’altronde si comporta da madre come si comporta in ogni altra circostanza, in modo diretto e intransigente con gli altri e con se stessa. Ossessionata dai suoi spettri, Mila Vasquez accompagna il lettore con frasi crude come “Non volevo avere una figlia” o “È dal buio che vengo. E se non lo cerco, il buio mi verrà a cercare”.
Come dicevo, molto interessante la presa di posizione di Donato Carrisi su Web e Social Network, ribadita al pubblico presente nel corso dell’incontro cui ho assistito. Notevole è l’impatto della rete Internet sulle nostre vite, che lo si voglia o no. Nessuno può chiamarsi fuori da immagini o commenti postati anche a propria insaputa. Carrisi mette in bocca ai personaggi parole forti, come: “Credi di interagire con gli altri, invece ti circondi di falsi amici solo per sbirciare nella vita altrui e per farti guardare” oppure “Sei solo un criceto in gabbia che passa il tempo a spiare nelle gabbie degli altri criceti” e la stilettata “Ci hanno detto che Internet era una rivoluzione indispensabile. Ma nessuno ha previsto quanto ci sarebbe costato”.
La dimensione apocalittica che ci descrive il narratore, a tratti davvero inverosimile e molto vicina a uno scenario di fantascienza, ci proietta nell’Altrove dove regnano il caos delle pulsioni e dei desideri più reconditi. Dove gli uomini si spingono oltre i limiti, non riescono a controllare e a controllarsi. Dove la mente vede ciò che la mente vuole vedere. Ma quanto nell’Altrove c’è di vero e quanto di tutto quello viene in effetti suggerito? Non è facile orientarsi all’interno dell’Altrove, ma ciò che si percepisce chiaramente è la voce dell’autore. Donato Carrisi ci fornisce di continuo degli spunti per analizzare più ampiamente il fenomeno sociale del mondo virtuale. Lo scrittore, attraverso Mila, attraverso le vicende della storia e il suggeritore indica quali siano i rischi della tecnologia. Rischi che possono prevalere sull’essere umano, sulla sua parte più oscura e fragile.
Il gioco del suggeritore di Donato Carrisi (Longanesi editore)
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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto
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